Psicologia delle emergenze e alluvioni
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: Qualche giorno fa a Santa Marinella c’è stata l’alluvione, e nessuno può negarlo. La buona tenuta dei fossi, l’ottimo coordinamento dei soccorsi e l’avvio rapido della ricostruzione ha fatto passare già l’evento in secondo piano, ma siamo solo all’inizio dell’inverno, ed il fenomeno potrebbe ripetersi. Che fare per migliorare ancora l’intervento in emergenza, e soprattutto la prevenzione? Ovviamente saranno prioritarie le opere pubbliche e la messa in sicurezza delle aree a rischio, ma anche la psicologia può dare un contributo importante a ridurre il numero delle potenziali vittime di un’alluvione anche più forte rispetto a quella passata.
Dopo la tragedia dell’11 settembre americano, la psicologia ha iniziato a studiare il comportamento delle persone in situazioni di emergenza, al fine di individuare tecniche e metodologie atte ad incrementare le possibilità di sopravvivenza. Da questi studi sono già emerse buone prassi ampiamente sperimentate nel resto del mondo, e che potrebbero essere applicate anche a S. Marinella, senza particolari aggravi di spesa pubblica.
La prima tecnica che sicuramente potrebbe essere messa in pratica per ridurre i rischi di catastrofi a Santa Marinella è certamente la sensibilizzazione e la formazione generalizzata della popolazione residente. I passeggeri delle navi da crociera, visto il rischio naufragio, sono sempre obbligati a partecipare alle esercitazioni di evacuazione, al fine di ridurre i rischi, dunque perché a Santa Marinella (paese a rischio idrogeologico alto) non si dovrebbe sensibilizzare la popolazione sull’argomento? Il modello potrebbe essere la formazione fatta per la raccolta differenziata che, ad oggi, funziona. Formare la popolazione significa ad esempio evitare che a dover spiegare l’alluvione ai bambini sia il personale dello scuolabus bloccato sulla strada, o ad evitare chiamare dei soccorsi per un disabile bloccato in una casa allagata che, all’arrivo dei soccorsi, si scopre essere al primo piano, con un po’ d’acqua entrata dalle finestre. Formare la popolazione significa evitare di dover ricercare dispersi che invece sono bloccati nel traffico. In Giappone, grazie alla formazione, riescono anche ad evitare vittime durante i terremoti.
L’altro contributo importante che può fornire la psicologia dell’emergenza nelle alluvioni è l’organizzazione di equipe multidisciplinari che possano garantire il pronto intervento nelle famiglie e nelle strutture dove si assistono soggetti in condizione di fragilità sociale. Santa Marinella ospita diverse strutture socio-assistenziali che, in caso di black-out o interruzioni delle comunicazioni improvvise potrebbero essere in difficoltà: una squadra multidisciplinare di supporto psicologico nell’emergenza potrebbe gestire la situazione, evitando l’arrivo del soccorso sanitario, impegnato altrove. Tale equipe potrebbe essere formata da personale volontario delle varie associazioni di protezione civile ed operare ordinariamente nella mappatura del disagio sociale mentre, in caso di emergenza, potrebbe gestire le situazioni di fragilità sociale fornendo supporto materiale (tè caldo, coperte, viveri, ecc …) e psicologico (compagnia, informazioni, analisi dei bisogni, …).
Infine potrebbe essere utile inserire alcune nozioni di psicologia dell’emergenza nella formazione degli operatori addetti alla gestione della Centrale Operativa Comunale che ha gestito magistralmente l’alluvione passata, ma che potrebbe ottimizzare ancora di più risorse umane e materiali.
Insomma l’alluvione è passata, il paese ha retto bene, ma la struttura organizzativa delle emergenze può essere migliorata ancora (anche dalla psicologia), per essere in grado di sostenere eventuali catastrofi anche peggiori, sempre con l’augurio che queste non accadano mai, ma con la consapevolezza di avere gli strumenti per affrontarle.
Dott. Alfonso Di Giuseppe
Psicologo