Monello Mare. Restituite le chiavi della struttura
SANTA MARINELLA – Si fa sempre meno pesante, la posizione del dottor Fabio Tofi, lo psicologo titolare della casa famiglia Monello Mare, posto agli arresti domiciliari per la nota vicenda scoppiata il 13 maggio scorso. Dopo essere stato rimesso in libertà appena una quarantina di giorni dopo, ed essere stato nominato custode giudiziario della sua struttura ieri l’altro, su ordine del Pubblico Ministero, la Questura di Roma ha riconsegnato al titolare le chiavi della casa famiglia di via Raffaello con il divieto, però, di poter fare ingresso nell’abitazione se non su autorizzazione del Giudice per le Indagini Preliminari.
Tutti e cinque le persone coinvolte nella vicenda, infatti, sono ancora indagate e quindi non possono rientrare nella casa famiglia a meno che il Gip non decida diversamente. Anche i computer che erano all’interno della struttura e che erano stati sequestrati e successivamente controllati dagli inquirenti sono a disposizione del titolare del Monello Mare. “Se faremo richiesta di riaverli indietro – dice il dottor Fabio Tofi al nostro giornale – avremo la possibilità di ritornarne in possesso. Comunque credo che questi siano dei segnali positivi per noi e mi auguro che vadano nella direzione di una conclusione positiva per questa vicenda. Ora attendiamo le decisioni del Gip e ci auguriamo che si possa arrivare al non luogo a procedere visto la documentazione che abbiamo presentato in fase di interrogatorio di garanzia. Sinceramente abbiamo vissuto dei giorni tremendi che hanno sconvolto le nostre vite”. Il medico era stato accusato di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti e lesioni aggravate, tanto da subire il sequestro della struttura e la misura restrittiva degli arresti domiciliari, mentre per i suoi quattro collaboratori il divieto di dimora presso la casa famiglia. Qualora questa storia si concludesse con un proscioglimento senza processo sarebbe disposto a continuare questa esperienza? “Se ci sono le garanzie per lavorare con tranquillità – risponde il dottor Tofi – senza rischiare che intervenga una ragazza a denunciarci ogni qualvolta gli gira male, allora potremmo riprendere a lavorare con questi ragazzi. Ma come funzionano oggi le leggi non mi sembra che ci siano i mezzi per avere un minimo di protezione”.