Una nuova pubblicazione “Children of Austerity” sugli effetti della crisi e delle politiche di austerità
Quasi dieci anni dopo la prima ondata di shock finanziario, che ha colpito l’economia mondiale generando una recessione globale, i risultati sulla protezione dei bambini dai suoi effetti peggiori nei paesi ad alto reddito sono differenziati. Una nuova pubblicazione “Children of Austerity: Impact of the Great Recession on child poverty in rich countries” (“I bambini dell’austerità, l’impatto della Grande Recessione sulla povertà dei bambini nei paesi ricchi”), pubblicata dall’Ufficio di Ricerca UNICEF Innocenti, in collaborazione con 16 istituti di ricerca internazionali, ha fornito un resoconto dettagliato degli effetti della crisi e delle risposte politiche adottate dai governi sui bambini nei paesi ad alto reddito.Children of Austerity unisce una prospettiva comparativa fra 41 paesi OCSE e dell’UE con casi studio approfonditi su 11 paesi, scritti da importanti accademici nazionali. L’analisi va oltre le medie nazionali, fornendo dati disaggregati per caratteristiche chiave interne e situazioni sub-nazionali.“Un gran numero di bambini nei paesi ricchi del mondo è stato gravemente colpito dalla crisi economica globale, con la povertà infantile – riferita ai livelli pre-crisi – aumentata in molti paesi,” ha dichiarato Yekaterina Chzhen dell’UNICEF Innocenti, co-curatrice del volume e autrice principale del capitolo comparativo. “Questo è il primo studio internazionale sugli effetti della crisi e della risposta dei governi, con un’enfasi esplicita sui bambini nei paesi ricchi.”I paesi oggetto di casi studio sono: Belgio, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Italia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Ungheria. Un’analisi approfondita delle esperienze ad ampio raggio fornisce insegnamenti preziosi sulla protezione dei bambini durante le crisi economiche, visto che i paesi selezionati coprono tutti gli aspetti riguardanti le condizioni prima dell’inizio della crisi, la severità dell’impatto della crisi all’interno dei loro confini e le loro politiche nazionali di risposta.La maggior parte dei 41 paesi industrializzati ha raggiunto dei picchi minimi, fra il 2 e il 9%, del PIL fra il 2006-8 e il 2009-14. Otto paesi, fra cui Irlanda, Italia e Grecia hanno visto una riduzione a cifra doppia.Mentre lo studio utilizza una serie di strumenti per misurare la povertà, i principali dati ricavati si riferiscono alla povertà infantile “ancorata” che ha come campione i bambini sotto i 18 anni che vivevano in famiglie con reddito, al netto delle tasse e dei versamenti, sotto il 60% della media nazionale negli anni precedenti alla crisi (es.: 2007/8), adeguato all’inflazione.
Principali risultati
- La recente crisi economica e la conseguente austerità hanno colpito i bambini in modo particolarmente duro – Fra il 2008 e il 2014, la povertà infantile è aumentata in 2/3 dei paesi europei, con aumenti di oltre 15 punti percentuali per Cipro, Islanda e Grecia e di 7-9 punti percentuali in Ungheria, Italia, Irlanda e Spagna.
- La spesa (pubblica) per le famiglie e i bambini in Europa è crollata nel momento in cui era maggiormente necessaria – Non un solo paese europeo ha aumentato le spese per le agevolazioni familiari e 2/3 hanno ridotto le spese pro capite, mentre le spese per le prestazioni pensionistiche sono aumentate ovunque fra il 2010 e il 2013.
- I tagli alla spesa su salute, istruzione e altri servizi pubblici hanno colpito le famiglie con bambini – Le statistiche sulla povertà in termini di reddito mascherano altre forme di difficoltà. I tassi di “esigenze mediche non soddisfatte” del 20% più povero della popolazione sono aumentati dall’8 al 14% fra il 2009 e il 2013 in Grecia, uno dei tassi più alti nell’UE. La Spagna ha tagliato le spese per la scuola e l’assistenza sanitaria fra il 2009 e il 2013.
- La crisi e l’austerità hanno evidenziato profonde differenze regionali – La povertà dei bambini presi come campione è aumentata dal 12 al 20% nell’Italia settentrionale e dal 42 al 50% nell’Italia meridionale fra il 2008 e il 2014; nel Regno Unito, il tasso di povertà infantile nell’Irlanda del Nord è aumentato dal 23 al 27%, mentre è diminuita dai 2-4 punti percentuali in Scozia, Inghilterra e Galles fra il 2007/8 e il 2013/2014.
- La povertà infantile negli Stati Uniti non è aumentata quanto ci si aspettava – Mentre la disoccupazione è quasi raddoppiata, c’è stato un aumento solo marginale della povertà dei bambini presi come campione negli Stati Uniti, visto che l’aumento della generosità e nella copertura della rete di protezione sociale durante la crisi ha attutito l’impatto sulle famiglie con i bambini.
“Proteggere il reddito delle famiglie durante le recessioni è fondamentale per rispondere alla povertà infantile, ma non sufficiente da solo. I bambini sono anche gravemente colpiti quando vengono effettuati tagli alle spese per la scuola e le strutture sanitarie, e quando i genitori non possono avere accesso a servizi essenziali come l’assistenza all’infanzia,” ha dichiarato Chzhen. “Il messaggio della pubblicazione è che per proteggere i bambini sia nei momenti buoni che in quelli difficili, i governi dovrebbero porre come prioritaria una combinazione di sostegno universale al reddito, che sia basato sulla previdenza sociale e soggetto a particolari condizioni di reddito, e di spese per la salute e l’istruzione, dirette verso i più bisognosi”.Secondo Children of Austerity, l’esperienza prima e durante i periodi peggiori della crisi dimostra quanto possa essere politicamente difficile mantenere una struttura di supporto sociale mirata e adeguatamente finanziata per le famiglie con bambini. Contributi adeguati indirizzati ai bambini non sono una panacea, ma degli elementi virtualmente potenti nella rete di sicurezza sociale in generale, sia per le famiglie che lavorano sia per quelle disoccupate. Questi contributi dovrebbero far parte di una strategia coerente contro la povertà che includa non solo la protezione sociale, ma anche politiche per l’impiego, l’istruzione e l’assistenza all’infanzia.