Il Segnalibro: tra il latte e il miele, osservando il sole e i suoi fiori
Da qualche tempo mi sono appassionata alla lettura delle poesie. Prima mi capitava di leggerne qualcuna ogni tanto, versi celebri come quelli di Neruda o Prévert, Merini e Leopardi e naturalmente di tutti coloro di cui custodivo il ricordo dai tempi della scuola. Frequentando gruppi di lettura e potendomi confrontare con altre persone sull’argomento, anche attraverso i social, è nata in me una sete inappagabile di conoscere versi nuovi, approfondire alcuni autori, di condividere le sensazioni che le poesie mi suscitano.
È stato così che mi sono imbattuta in Rupi Kaur, nata in India nel 1992; si è trasferita, al seguito dei genitori, a Toronto, in Canada, quando aveva solo quattro anni. Ha cominciato a scrivere e a disegnare fin dalla più tenera età, incoraggiata dalla madre.
La sua prima raccolta di poesie, Milk and Honey, è uscita nel 2014, seguita l’anno scorso dalla seconda, The Sun and Her Flowers, entrambe edite da TRE60.
La particolarità delle sue opere è che ogni testo è accompagnato da un’immagine che enfatizza il contenuto della poesia; pochi versi arricchiti da illustrazioni che creano piccole scene dense di significato e che trasmettono una grande carica emotiva.
Con i suoi versi, la Kaur affronta le tematiche a lei più care, le stesse per cui era già ampiamente conosciuta sui social: dal femminismo all’amore analizzato e commentato con ironia e un pizzico di distacco, passando per il tema, sempre scottante, della violenza sulle donne. L’autrice è famosa anche per le immagini provocatorie postate online per far riflettere su questioni legate al femminismo, prima fra tutte la foto bandita da Instagram in cui mostrava una macchia di sangue sui pantaloni. Dalle immagini alle parole la sua attenzione per questa tematica è sempre presente, tanto che la sua opera è fonte di ispirazione per moltissime donne, soprattutto fra le più giovani.
“mi reggo in piedi
sui sacrifici
di milioni di donne prima di me
pensando
cosa posso fare
per rendere più alta questa montagna
in modo che le donne dopo di me
vedano più lontano”– lascito
Oltre all’amore e alla gestione delle relazioni, leggiamo anche del rapporto con la sua famiglia e la sua storia personale, costellata dai disagi dell’appartenere a una minoranza etnica (è una Sikh). Molto spazio è dedicato al rapporto fra i due sessi, sia nei momenti di armonia e unione, sia in quelli di scontro. E nei suoi versi non risparmia il padre, figura violenta e autoritaria.
“hai fatto vivere
la tristezza in luoghi
in cui la tristezza non dovrebbe vivere”
La poesia non è come un romanzo
Il punto forte della poesia non sta in ciò che racconta ma nel modo in cui lo racconta.
Ecco, è la brevità dei suoi testi che mi ha catturata, le parole che sceglie mi trascinano nella sua realtà e mi fanno sentire vicina a lei, mi emozionano, mi fanno riflettere, mi fanno sentire fortunata per essere nata in una parte di mondo dove i miei diritti sono rispettati più che in altri Paesi. Sono poesie dirette come spilli che appuntano verità e ricordi sul cuore. Il suo stile è essenziale e universale, parla di se stessa ma di tutte le donne che condividono le sue stesse esperienze di vita ma oltre alla sofferenza ci parla anche del percorso di risalita, di guarigione, della dolcezza che arriva dopo l’amaro.
La poesia è parte della nostra anima, la si deve sentire sotto pelle, scorrere dentro di noi come il sangue nelle vene, risvegliare il nostro mondo interiore. Non tutti siamo capaci di esprimere nero su bianco ciò che proviamo ma possiamo leggerci attraverso le parole di qualcun altro.
Ci fa sentire meno soli.
Eleonora Ortolani