Bambini vivaci e bambini iperattivi a Santa Marinella
Nel Comune di Santa Marinella sussistono ad oggi una scuola media inferiore, un Liceo Scientifico, scuole elementari e scuole dell’infanzia pubbliche, oltre ad una scuola elementare privata. Nelle scuole di Santa Marinella studiano centinaia di ragazze e ragazzi, d cui una quarantina sono disabili, e sono assistiti grazie al servizio di Assistenza Scolastica finanziato dal Comune di Santa Marinella. Gli alunni che usufruiscono del servizio di assistenza scolastica comunale, o dell’insegnante di sostegno ministeriale sono fondamentalmente tutti quelli segnalati dalla ASL di riferimento (RMF) o dai Servizi Sociali Comunali, a seguito di accertamenti sanitari o di verifica della condizione di disagio sociale. Dunque i soggetti assistiti sono ben noti alle strutture pubbliche, che spesso ne conoscono la storia clinica, ed hanno già elaborato piani d’intervento individualizzati più o meno riusciti.
Nelle scuole di livello inferiore (infanzia ed elementari) però spesso capita l’arrivo di nuovi alunni, a volte stranieri, sconosciuti ai Servizi Sociali o alla ASL di riferimento, che sembrano esprimere segni e sintomi di patologie ben note, ma non sono assistiti da nessuno. Più raramente, tali situazioni possono capitare anche nelle scuole di livello superiore, fino al liceo, ed in questi casi spetta spesso agli insegnanti provare ad attivare la “macchina dell’assistenza”, per garantire a tutti uguale diritto allo studio.
Il limite di questo sistema sta però nel fatto che agli insegnanti spetta il compito di far crescere gli alunni, educandoli e fornendo loro nozioni, ma non sono certo addestrati alla diagnosi o alla gestione di pazienti psichiatrici, anche se minorenni. Questa condizione può portare a falsi positivi, cioè l’attivazione del sistema di assistenza per soggetti che effettivamente non ne hanno bisogno (con dispendio delle risorse pubbliche e mancato raggiungimento degli obiettivi didattici), o a sottovalutare situazioni che invece potrebbero richiedere aiuto.
Che fare? Ovviamente non è possibile formare gli insegnanti nella diagnosi precoce delle psicopatologie, come non è possibile formare medici, psichiatri e psicologi circa la didattica e le tecniche di insegnamento. Può essere forse utile fornire agli insegnanti alcune piccole indicazioni per poter effettuare un primo screening ragionato delle situazioni che potrebbero richiedere assistenza, in modo da poter fornire tutte le informazioni realmente necessarie al personale specializzato (psichiatra ASL e psicologo dell’assistenza scolastica comunale) durante le riunioni periodiche dei GLH (gruppi di lavoro sull’handicap) che si tengono in ciascuna scuola.Allora possiamo provare ad aiutare gli insegnanti soprattutto nella diagnosi dei disturbi meno gravi, in quanto disturbi pervasivi come l’Autismo o il Ritardo Mentale forniscono anche all’osservatore meno attento segni e sintomi chiari di un disagio importante, e spesso sono già segnalati all’arrivo a scuola. Anche le problematiche di malnutrizione o i deficit di comunicazione, che spesso possono sottendere situazioni familiari difficili o disagio sociale, sono ben visibili dalla semplice osservazione del bambino, e possono essere subito segnalati ai Servizi Sociali di riferimento per accertamenti. Più difficili da individuare sono invece i disturbi dell’apprendimento o il deficit di attenzione/iperattività, meglio noto con l’acronimo inglese ADHD. Un bambino delle elementari che non vuole imparare la matematica, che non parla correttamente o che non sta mai fermo in classe, non è per forza un bambino malato, ma non è nemmeno per forza un bambino maleducato.
La provenienza da paesi con usi e costumi diversi dai nostri, una personalità particolarmente introversa, situazioni familiari difficili o pessimi rapporti con amici e compagni possono alterare facilmente l’osservazione di un minore a scuola, che può presentare segni e sintomi di qualche patologia. Come distinguere la patologia dalla maleducazione o dalla svogliatezza o dalla pigrizia? Ritengo possa essere un ottimo strumento l’osservazione del minore nei momenti di libertà, durante la ricreazione o durante il gioco libero. Un bambino con delle problematiche gravi di attenzione e/o iperattività, oltre a non riuscire nei compiti, non riesce nemmeno a giocare con i compagni in modo adeguato, contravvenendo alle regole del gioco, e spesso rimanendone escluso; i bambini particolarmente vivaci in classe sono invece spesso dei leader nel gruppo dei pari, e l’insegnante potrebbe far leva sul sentimento di leadership del minore per spingerlo ad aiutare i compagni in difficoltà, rendendolo così meno irruento e più maturo. Un bimbo iperattivo non potrebbe mai aiutare un coetaneo, in quanto non riesce a mantenere stabile l’attenzione. Allo stesso modo, un bambino che in classe non conta, magari mentre gioca nascondino potrebbe trovare la motivazione giusta per contare adeguatamente, o potrebbe contare correttamente i giocattoli con cui gioca. Un bimbo con difficoltà di apprendimento invece difficilmente impara anche le regole dei giochi.
L’esclusione sociale (facilmente valutabile da un buon insegnante) quindi potrebbe essere forse il più importante dei segni di un eventuale problema di tipo psicologico nel minore che, se gestito adeguatamente e per tempo, potrebbe regredire e permettere al minore di condurre una vita normale.
Dott. Alfonso Di Giuseppe
Psicologo