Volontari e professionisti del sociale
Proprio in questi giorni ho avuto modo di partecipare a diversi dibattiti su volontariato, professione e attività sociali: ho sentito volontari criticare i professionisti, perché troppo attaccati ai soldi, e professionisti attaccare i volontari, perché poco professionali. Dopo 19 anni di servizio in una delle più grandi associazioni di volontariato internazionale esistenti e 11 anni di attività professionale nel sociale sul territorio, penso di poter esprimere la mia opinione su volontari e professionisti del sociale con cognizione di causa.
Innanzitutto parliamo dei volontari. Come si diventa volontario di un’Associazione? L’iter varia molto da associazione ad associazione, e di solito consiste in un corso di formazione teorico ed un successivo tirocinio pratico, prima di poter svolgere attività operative. In base alla correttezza ed alla professionalità dell’associazione nella quale ci si vuole iscrivere, la formazione sarà più o meno completa nel settore d’interesse dell’associazione stessa. Diventati volontari, si inizia a collaborare con l’associazione scelta nella realizzazione degli obiettivi previsti dallo statuto, mettendo in pratica quanto appreso nel momento formativo. Un’associazione ben organizzata, richiede al volontario solo ed esclusivamente prestazioni per cui proprio l’associazione stessa l’ha formato, ed il volontario coscienzioso è ben lieto di fornire le suddette prestazioni, ritagliando il tempo tra gli impegni familiari, lavorativi e del tempo libero. Occasionalmente può essere richiesto al volontario di prestare servizio per l’associazione, sfruttando le proprie competenze professionali, acquisite esternamente, ma tali occasioni sono rare, occasionali, e la scelta se accettare o meno è puramente delegata al volontario stesso. Ad esempio, nessuno chiederebbe ad un elettricista che sceglie di fare volontariato di rifare gratuitamente l’impianto elettrico della sede dell’associazione dove fa volontariato. Per disponibilità di tempo e formazione specifica, sarebbe illecito ed immorale chiedere ad un volontario di sostituirsi in pianta stabile ad un professionista del settore, in quanto non potrebbe offrire un servizio costante e professionale. Diventa indispensabile il ruolo del volontario, se considerato come un supporto utile a coprire tutti quegli spazi dove un professionista non riesce ad arrivare.
Il professionista del sociale è invece una persona che ha liberamente scelto di imparare a svolgere una professione, seguendo un percorso di studi certificato (spesso universitario) ed un tirocinio formativo. Il professionista dedica la vita professionale solo ed esclusivamente al lavoro scelto, ed è obbligato ad una formazione continua nel proprio settore. Il professionista ha speso molto tempo e molte risorse economiche in una formazione di livello alto, e vive del proprio lavoro. Il lavoro del professionista è spesso limitato nel tempo e nell’utenza, offrendo un servizio che deve per forza essere retribuito per il suo valore.
Le vicende giudiziarie degli ultimi tempi hanno fatto emergere professionisti del sociale che abusavano della propria professione, chiedendo compensi decisamente fuori dal mercato (e spesso pagati dallo stato), portando la gente comune a rivolgersi al volontariato, per richiedere servizi altamente professionali.
Anche il volontariato però è a volte una copertura per soggetti che vivono tra rimborsi spese, contributi o fondi simili, spesso esentasse, generando quello che si può definire “volontariato peloso”.
Spesso sono proprio alcuni professionisti i primi ad aderire al “volontariato peloso”, offrendo servizi a prezzi inferiori a quelli di mercato, in cambio di servizi o utenza forniti dalle associazioni stesse.
Forse la soluzione all’annoso dilemma tra volontariato e professionisti (considerando entrambi onesti e preparati) non è la scelta tra i due, ma la loro integrazione, chiedendo al professionista interventi altamente professionali ma focalizzati su piccoli numeri, e supportandone il lavoro con i volontari, adeguatamente formati e disponibili nel tempo libero.